Eh già, gli uomini in gonnellino si sono rifatti vivi ben due volte nel giro di quindici giorni.
Prima con una offerta lavorativa per una posizione (dovevo consigliare i clienti su quali acquisti fare) dove però sembra che all'ultimo momento il mio profilo non andasse più bene, poi hanno inoltrato il mio cv ad un'altra azienda che si occupa di reclutamento personale che nel giro di 72 ore mi ha ricontattato proponendomi un posto al customer care dell'IBM.
A corredo della loro offerta mi hanno spedito una brochure di quarantacinque pagine (in inglese) dove spiegano dettagliatamente cosa andrei a fare, come si svolgerebbe la mia prima settimana da quelle parti e... hanno minato un po' la mia voglia di partire.
Presa dall'euforia del viaggio, dall'avere un appartamentino tutto mio e dall'avere uno stipendio degno di tale nome... non ho prestato adeguata attenzione ad altri aspetti che il trasferimento implicherebbe.
Sarebbe salutare gli amici, i vari "nipotini" (soprattutto uno dolcissimo di 5 anni), rinunciare alle abitudini, adattarsi ad uno stile di vita e ad una cultura diversa, ad un clima ben diverso da quello pieno di sole che caratterizza il nostro Paese e, credetemi, non è un aspetto da sottovalutare.
Giustamente la società che mi ha contattato vuole sondare per bene quanto il candidato sia motivato anche perché chiedono di rimanere almeno due anni e come argomentazione a questa richiesta offrono 1000 sterline di incentivo che sarebbero la bellezza di 1500 eurozzi.
Alla domanda: "Come ti sentiresti dopo una giornata passata seduta al telefono sempre pronta a rispondere al cliente in modo gentile, quattro-cinque mesi dopo il tuo arrivo, quando ormai l'euforia per la nuova vita e il nuovo lavoro sono svaniti?" sono entrata nel panico.
E' vero! Come mi sentirei a tornare in una casa vuota quando sono abituata ad avere intorno non meno di cinque persone (famiglia numerosa la mia!), a passare pomeriggi piovosi a vedere una tv di cui non capisco un accidente o leggere libri con il vocabolario affianco perché non capirei una mazza.
Beh, sicuramente sto esagerando anche perché alla fine lavorerei con italiani, in italiano ma...il lavoro monotono non l'ho mai sopportato a lungo. Certo, è ora di tagliare questo benedetto cordone ombelicale che mi tiene ancorata alla mia famiglia, è ora di crescere davvero (e l'età c'è tutta!) ma...sarà questo il modo migliore?
Accidenti a me e al mio carattere da eterna indecisa!
A parole è semplice a dirsi "Mi trasferisco, vado a lavorare all'Estero" ma poi, quando è il dunque, ce ne vuole per schiodarsi.
Ho parlato con un'amica che si è trasferita in un altro Paese. Il suo consiglio: parti, fatti qualche mese, finché resisti, poi te ne torni a casa ma intanto hai fatto esperienza.
Già, è vero...solo che come al solito ci sono periodi in cui non c'è nulla da fare e altri in cui non sai da che parte girarti per quanti sono: giusto ieri mi è arrivato l'invito per un master sulla comunicazione multimediale e allo stesso tempo sto facendo le prove per un corso di formazione sempre in campo informatico. Come se non bastasse ho avuto una proposta di lavoro "a lungo termine": da qui a due anni potrei essere assunta all'interno di una nascitura società di amici che gestiscono una pizzeria, non è il massimo ma è l'unica cosa sicura su cui fare affidamento al momento.
E così torno alla domanda: "Che fare?"
Probabilmente dirò di sì, farò le prove di selezione e, se la paura non mi attanaglia e il colloquio ha esito positivo, partirò.
Diamine! Che fatica e stress diventare grandi! :-)
Prima con una offerta lavorativa per una posizione (dovevo consigliare i clienti su quali acquisti fare) dove però sembra che all'ultimo momento il mio profilo non andasse più bene, poi hanno inoltrato il mio cv ad un'altra azienda che si occupa di reclutamento personale che nel giro di 72 ore mi ha ricontattato proponendomi un posto al customer care dell'IBM.
A corredo della loro offerta mi hanno spedito una brochure di quarantacinque pagine (in inglese) dove spiegano dettagliatamente cosa andrei a fare, come si svolgerebbe la mia prima settimana da quelle parti e... hanno minato un po' la mia voglia di partire.
Presa dall'euforia del viaggio, dall'avere un appartamentino tutto mio e dall'avere uno stipendio degno di tale nome... non ho prestato adeguata attenzione ad altri aspetti che il trasferimento implicherebbe.
Sarebbe salutare gli amici, i vari "nipotini" (soprattutto uno dolcissimo di 5 anni), rinunciare alle abitudini, adattarsi ad uno stile di vita e ad una cultura diversa, ad un clima ben diverso da quello pieno di sole che caratterizza il nostro Paese e, credetemi, non è un aspetto da sottovalutare.
Giustamente la società che mi ha contattato vuole sondare per bene quanto il candidato sia motivato anche perché chiedono di rimanere almeno due anni e come argomentazione a questa richiesta offrono 1000 sterline di incentivo che sarebbero la bellezza di 1500 eurozzi.
Alla domanda: "Come ti sentiresti dopo una giornata passata seduta al telefono sempre pronta a rispondere al cliente in modo gentile, quattro-cinque mesi dopo il tuo arrivo, quando ormai l'euforia per la nuova vita e il nuovo lavoro sono svaniti?" sono entrata nel panico.
E' vero! Come mi sentirei a tornare in una casa vuota quando sono abituata ad avere intorno non meno di cinque persone (famiglia numerosa la mia!), a passare pomeriggi piovosi a vedere una tv di cui non capisco un accidente o leggere libri con il vocabolario affianco perché non capirei una mazza.
Beh, sicuramente sto esagerando anche perché alla fine lavorerei con italiani, in italiano ma...il lavoro monotono non l'ho mai sopportato a lungo. Certo, è ora di tagliare questo benedetto cordone ombelicale che mi tiene ancorata alla mia famiglia, è ora di crescere davvero (e l'età c'è tutta!) ma...sarà questo il modo migliore?
Accidenti a me e al mio carattere da eterna indecisa!
A parole è semplice a dirsi "Mi trasferisco, vado a lavorare all'Estero" ma poi, quando è il dunque, ce ne vuole per schiodarsi.
Ho parlato con un'amica che si è trasferita in un altro Paese. Il suo consiglio: parti, fatti qualche mese, finché resisti, poi te ne torni a casa ma intanto hai fatto esperienza.
Già, è vero...solo che come al solito ci sono periodi in cui non c'è nulla da fare e altri in cui non sai da che parte girarti per quanti sono: giusto ieri mi è arrivato l'invito per un master sulla comunicazione multimediale e allo stesso tempo sto facendo le prove per un corso di formazione sempre in campo informatico. Come se non bastasse ho avuto una proposta di lavoro "a lungo termine": da qui a due anni potrei essere assunta all'interno di una nascitura società di amici che gestiscono una pizzeria, non è il massimo ma è l'unica cosa sicura su cui fare affidamento al momento.
E così torno alla domanda: "Che fare?"
Probabilmente dirò di sì, farò le prove di selezione e, se la paura non mi attanaglia e il colloquio ha esito positivo, partirò.
Diamine! Che fatica e stress diventare grandi! :-)
1 commento:
Ciao manu, posso anche chiamarti cosi, in fondo essendo anch'io di roma chimo cosi tutte le mie amiche che si "intitolano" Manuela. Sono entrato quì per copiare il testo della poesia di Mastrandrea, ma poi sono rimasto colpito dalle tue riflessioni sul lavoro e sulla Scozia (terra che adoro) beh, non so che età tu abbia, ma ti mdico cosa penso io di tutto ciò.
...non si trova uno straccio di lavoro serio e soddisfacente in questo nostro paese, penso che arrivati ad una certa età sia giusto e d'obbligo verso noi stessi e alla nostra vita di allontanarci da casa e fare nuove esperienze, penso che se l'offrissero a me entrerei in crisi come te e forse più di te, perchè AMO Roma, AMO la mia famiglia, AMO i miei nipoti e forse senza tutto questo, nonostante la voglia che ho di trovare una certa stabilità e crescere una volta per tutte, senza tutto questo non riuscirei a vivere.
Perdere l'espanzione della mia famiglia, l'invecchiare dei miei genitori, il crescere attimo dopo attimo dei miei nipoti.... sono cose che non si possono più rivivere, sono emozioni che nessun lavoro ,per quanto giusto e gratificante ti potrà dare!
...forse non crescerò mai...
Posta un commento